giovedì 28 ottobre 2010

Frammento 992: Poesia Inservibile

Questa poesia è inutile
Cioè, questa poesia qui
Non serve a niente.
Non mi metterà in tasca un solo euro
Non mi avvicinerà di un millimetro
Alle cime degli alberi
E non mi permetterà nulla
Che io già non possa.
Questa poesia non si può bere, non si può mangiare
Non ti dona emozioni travolgenti
Non ti insegna nulla, non serve
A fare alcun tipo di lavoro;
non la puoi usare
per segare un tronco
o per piantare un chiodo
o per muovere la terra
o per pulire il pavimento
o per spargere colore su una tela
e non la puoi puntare minacciosa
contro la cravatta di un commesso
non la puoi usare per truffare, non la puoi dare in prestito
né usarla in alcun modo al fine di ottenere una pensione.

Questa poesia è vuota dentro, è un fuori
Un fuori puro, senza contenuto a appesantirlo, ad abbrutirlo:
e vaga per lo spazio
come una mosca morta secca
vuota.

sabato 23 ottobre 2010

Frammento 367: I Porri

Una volta sono sceso per strada
E c’era pieno di porri.
Cioè, porri dovunque. Porri alle finestre, porri dai tombini
Porri titanici contornavano i viali
Alberati di porri.
Presi un tram.
Su di esso, il mio sguardo incrociò quello di un porro
Egli era alto tipo un metro e settanta, portava una busta della spesa
Traboccante porri, manco a dirlo
E un bel paio di baffi grigi.
Mi disse: “scusa”
“che c’è?” dissi
“c’hai mica l’ora?”
“le sette emmezza” risposi.
Lui ringraziò, poi scese.
Ero abbastanza scandalizzato, sicché decisi di cercare rifugio da un amico
Raggiunsi la sua casa
Citofonai
Una voce di porro rispose.

martedì 12 ottobre 2010

Nessuno fa amicizia coi mostri

Nessuno fa amicizia coi mostri
Eppure quando ne scovano uno
E lo stanano dai suoi meandri bui
Gli si fanno tutti intorno, puntandogli
Alla gola
Microfoni e riflettori
Cogliendo coi teleobbiettivi
Dettagli scabrosi:
gli danzano intorno, ossessi
per qualche giorno, ininterrottamente.
Poi lo dimenticano.
Nessuno fa amicizia coi mostri.

lunedì 11 ottobre 2010

Solitudine di un ragazzo sciatto

Se tu adesso sei solo
È perché lei ha preferito quegli altri
Quelli puliti, educati, ben vestiti
Eleganti, mai volgari, disponibili al confronto
Niente affatto aristocratici, intellettualoidi
senza essere antipatici, alternativi ma alla moda.
E tu alle loro feste ti annoiavi
Tiravi fuori un libro
E ti fissavano interdetti.
E adesso il loro sorriso è scolpito
Nel cemento dei marciapiedi
E nel sangue di ferro della città
Eppure non ha
nessuna ragione
Di esistere.

Solitudine di un ragazzo sciatto (take II)

Le mie scarpe non erano più nuove,
consistenti abbastanza
Da trovare la strada
Per entrare nella tua vita.
I capelli spettinati e la barba troppo lunga
Per brillare nelle foto
E i pantaloni
E la camicia
Scombinati.
E così hai voluto lasciarmi
Per il manichino
Di una vetrina.