giovedì 19 maggio 2011

Senza significato. Due (Maggio 2011)

Tram, sedili di legno. I passeggeri:
uno stanco
una ragazza che dice idiozie al telefono
una signora che mangia
pane e frittata
un tizio che legge, in piedi, un romanzo di Follett.
Sale un vecchio con un violino
Inizia a suonare
Un valzer stonato
(di legno, come i sedili)
Che diventa, non so come, un blues
E torna infine valzer.
Quello stanco lo respira.
La ragazza del telefono è seccata, molto, e dice porco giuda
Perché non può più dire le idiozie al telefono.
La signora è dedita al suo pane e frittata.
Il vecchio (è persino vestito bene) fa il giro del tram col suo violino
Prima davanti, poi dietro
Ringrazia tutti
In uno strano italiano.
Quello stanco dà settanta centesimi
La ragazza si rivolge al telefono
La signora azzanna la frittata
Il tizio guarda Ken Follett.

Quello stanco si alza per scendere, poi.
Si alza anche la ragazza idiota, non è più al telefono.
È bassa. Pure il tizio di Ken Follett è basso.
Biondo.
Un gilet
Lo contiene.
Glie lo vorrebbe quasi dire, quello stanco, dirgli Amico, quel libro
Quel libro è una merda. È noioso.
Ma rinuncia.

domenica 15 maggio 2011

martedì 10 maggio 2011

Lectio Magistralis, 10 maggio

Noia, montagne di noia
Si aggrappano ai banchi.
Scampoli minuscoli di noia
Come di polvere, balle di fieno
Fatte di noia
Lembi di noia lanosa al soffitto, ragnatele
Cumuli, mucchi di noia attorcigliata sul pavimento
Ci inciampi, non respiri.
Quintali, barili, damigiane di noia
Gocciolante
A fiumi, tonnellate, bastimenti carichi di noia.

Noia che strascica i piedi
Dalla voce minuscola, gli occhiali opachi
Nel cui riflesso non cogli lo sguardo
Noia che mi distruggi i giorni
Vattene.

lunedì 9 maggio 2011

Notizie dal fronte III

Gridavo, gridavano tutti in quella piazza, ma tutti sentirono quando gridò il poliziotto
Colpito in testa da una pietra
La cosa si fece seria
Caricarono.
Ma la folla era rabbiosa, refrattaria
E in preda all’ira
Non sentiva paura.
Si andò avanti quasi fino a sera
Via per via
Sotto gli occhi accesi
Dei rari passanti. Volti noti, coperti di sciarpe
O di sangue, apparivano a volte, nel buio.
Il corteo si ricompose, alla fine, in una strada tranquilla, e riprese il percorso. Ma questa volta, appena arrivati nella piazza del Palazzo
Per prima cosa sentimmo gli spari.


Marzo '11

venerdì 6 maggio 2011

Notizie dal fronte II

Alonso Chisciano entra nella libreria sbattendo al porta, sbotta –Pensavo di trovarvi chiusi- e si precipita tra gli scaffali senza levarsi il cappello bagnato di pioggia. Riemerge con in mano una gigantesca Bibbia, un’edizione critica divisa in volumi. Il libraio sorride sarcastico.
-Hai deciso di convertirti?
-Ho deciso di andarmene fuori città finché non finisce questo puttanaio- osserva per qualche secondo i soldati che ammassano sacchi di sabbia sotto i portici dall’altra parte della strada -e mi serve roba da leggere. Filologicamente accurata,se possibile.
Guardano la pioggia in silenzio. Il libraio è calvo e barbuto, magro, trasandato. Ha occhiali spessi.
-Hai avuto fortuna, stavo per mollare tutto pure io: se fossi passato un paio d’ore più tardi avresti trovato la saracinesca abbassata. Che altro ti porti da leggere?
-Il Decameron. E basta.
Il silenzio irreale della città cade in frantumi sotto le ruote di un pesante camion militare, che passa alla massima velocità -È ora che vada- dice Alonso, e rientra nella pioggia.

martedì 3 maggio 2011

Luna, l'uomo che voleva andare sulla (aprile '11)

Ho letto una volta da qualche parte che se tipo pieghi un foglio tipo sessantaquattro volte otterrai una roba alta tipo fino alla luna.
Ho visto un tizio che ci stava provando.
Avrà avuto due o tre anni in più di me, era seduto in tram, straniero in quartiere di stranieri.
In mano aveva uno di quegli sconti del McDonald, quei fogli di carta patinata.
Lo piegava in due e lo strappava, poi di nuovo, e via così.
A un certo punto il foglio era diventato un bello spessore, una mappazza mica male da piegare e strappare. Si aiutava coi denti.
Pezzetti sempre più piccoli, a un certo punto ha iniziato a ficcarseli in tasca.
Andava avanti, indefesso.
Mai più visto, spero che ce l’abbia fatta, cazzo.

domenica 1 maggio 2011

Senza significato (Aprile 2011)

Camminavo verso il letto, nel buio. Inciampai nel rumore vuoto di un sacchetto, ne uscirono diciotto
Insignificanti
Pezzi di esistenza, proiettati su un interno di tram:
l’insegna di un negozio
di protesi ortopediche;
ragazzi che ridono;
un sogno appannato di pioggia, lontano;
un vecchio barbuto, che respira a fatica;
un uomo seduto in fondo che legge, e mi ricorda qualcuno;
un uomo che traffica con un barattolo di latta;
di là dal finestrino passa un luogo nel quale un paio di anni orsono assistetti a violenti scontri tra forze dell’ordine e manifestanti armati di bastoni, sassi, estintori;
e il ricordo del volto di una donna
vestita d’azzurro
che amavo;
il vecchio barbuto è sommerso dalla gente, riemerge, gli indico un posto, si siede senza parlare, respira ancora a fatica;
l’uomo che legge si aggiusta gli occhiali, noto che manca del tutto la stanghetta destra;
l’uomo con barattolo di latta fa cadere il coperchio tra le scarpe dei passeggeri, il rumore riecheggia ansiogeno, l’uomo si china goffo e raccatta il coperchio, si guarda intorno astioso, senza motivo; lo fa sparire nel paltò;
a un certo punto mi sembra quasi di scorgere
all’angolo
le facce
di due amici
da tempo abbandonati,
immersi nel calore di una estate furiosa
passata da troppo tempo;
e la puzza, la puzza, la puzza infinita
di tutti i passeggeri del mondo;
e a un certo punto il vecchio con la barba si alza, prende per mano il suo respiro affannoso, scompare;
mentre ci penso mi distraggo, e perdo la fermata, scendo a quella dopo;
mi accorgo che il vecchio era ancora sul tram, scende con me, se ne va per i fatti suoi;
lo guardo camminare, va nella mia stesa direzione, cono poco sforzo lo raggiungo: magari è un genio, esaudirà un mio desiderio;
non accade.