domenica 27 febbraio 2011

Quanto ero libero?

Quanto cazzo ero libero?
Quanto cazzo ero libero
Di non rispondere
Non dormire
E non occuparmene?
Di passare le mattine
Vagabondo
Lungo il fiume?
Di guardarvi di sbieco, perché tanto
Non avreste capito?
Ora forse è diverso, ora forse va meglio
Ma una nostalgia mi rimane
Di quei tempi assuefatti e drogati.

24-2-11

mercoledì 23 febbraio 2011

Neve (inverno 2009)

Cade la neve
Cade bagnata
Implora
Alla terra già fradicia
Un restare, un fermarsi umido e gelido
Cinquanta e più pagine sono passate
Ma né pioggia né neve hanno ancora ottenuto la grazia
E cadendo abbracciate
Si contendono la strada.
E rimane nell’aria
Un’intenzione di inverno appena iniziato
Un’attesa di primavera a venire
Di mesi
Che caldi corrano in fretta
E stiano tesi
Come i tuoi sogni.





L’azzurro ed il bianco colorano il mondo quando
Dopo giorni e serate di neve, e una notte ghiacciata
Torna ingenuo e lindo il sole, per vedere
Se esista ancora un cuore
in cui versare il suo calore.

martedì 22 febbraio 2011

Ritratto VII: Adele

Il sapone dei piatti
Non è mai stato gentile con lei, né la giacca del proprietario
Il giorno dello sfratto; eppure Adele
Se si addormenta in mezzo agli altri passeggeri
Quando torna dal ristorante, la notte
Sembra ancora ragazza.

domenica 20 febbraio 2011

Cavatappi

Apparve nell’alba, aveva in mano un cavatappi enorme, metallico.
-Dove cazzo l’hai preso?
-È l’unico che ho trovato uscendo.
Aprì la bottiglia in via Sant’Ottavio, bevemmo in cammino, tra i passanti assonnati. Qualcuno ci guardava stupito, altri offesi: genitori coi bambini, li portavano a scuola. Arrivammo un po’ sbronzi all’autogestione,
là ci dividemmo, rossi in volto, immersi in nuvole banali di rumore.
Semplicemente, ogni cosa era priva di senso: non chiedeva di averne.

martedì 15 febbraio 2011

Ritratto VI: ritratto di coppia, Palla-di-lana & Il-signor-direttore

Ogni sacrosanta mattina
Alla stessa ora
Il signor direttore ferma la sua automobile a un semaforo, presso il quale mendica una vecchia tracagnotta e coperta di lana.
A quindici metri netti dalle strisce –quindici metri
Ogni sacrosanta mattina- il signor direttore aziona
Premendo un pulsante
Il dispositivo che chiude tutte le porte della sua macchina.
Il signor direttore, nel fiore degli anni, ben nutrito e vestito e stipendiato e riscaldato (da biancheria ed affetti), dotato di casa, carriera sicura, amici irreprensibili, e un mucchio di sacrosante convinzioni progressiste (che, detto tra noi, gli facilitano la vita oltremisura)
Ha
Evidentemente
Paura
Di una vecchia palla di lana imbevuta di pioggia fredda, in piedi alle sette del mattino, sola al suo semaforo in mezzo a mandrie di automobili corazzate di metallo insensibile e gelido.
Palla di lana la quale ha la massima pretesa di ricevere qualche moneta per un pezzo di pane, per di più.
Io non me lo spiego, voi?