mercoledì 23 marzo 2011

Notizie dal fronte

Portano un cadavere irrigidito, avvolto in una tuta militare
Scura
Troppo grande per lui. Lo sollevano
Come un trofeo
Poi lo sbattono per terra.
Un mercenario assoldato dai nemici, uomo senza casa, famiglia, amici
Senza radici in questa terra, apparso
da qualche luogo lontano
Parlava una lingua ignota, aveva armi costose
E l’hanno ucciso
Quasi a mani nude.
Erano una folla.

Il suo volto adesso è senza voce
Gli occhi chiusi, i denti in mostra. È stato un uomo crudele
Ma non avrei mai voluto vederlo
Così.

martedì 22 marzo 2011

Incontri ravvicinati (dicebre 2009)

Lo Stangone Iperproteico
Mi supera mentre cammino davanti alle bancarelle; le sue titaniche falcate divorano il selciato, una delle zampe colpisce la valigia di un vecchietto innocentemente parcheggiato al bordo della strada, ribaltandola: lo Stangone si gira, guarda verso il basso, il suo volto mormora qualche cosa di incomprensibile, e riprende la galoppata verso Piazza Castello. Il vecchio, più morto che vivo, mi guarda; poi raddrizza la valigia e passa avanti. È sopravvissuto allo Stangone Iperproteico.

Lo Stangone si può osservare in pieno centro, per i portici e le vie pedonali, in tutta la sua magnificenza; chiaramente è visibile anche in altre parti della città, nelle quali però si trova, al solito, incastrato e compresso nell’abitacolo di qualche autovettura. Quando è appiedato, invece, si manifesta nella pienezza del suo essere. È alto circa come lo yeti, o due volte tanto, e nei mesi freddi fa mostra di una fantastica copertura o livrea composta da felpe con cappuccio, jeans, scarpone, giacca da sci (nel caso sia uno Stangone di sinistra) oppure cappottone elegante, sciarpa e clarks (qualora sia di destra o neutro). L’ideologia dello Stangone corrisponde ai suoi vestiti, o meglio la più totale assenza di idee si realizza nell’immensa ampiezza del suo guardaroba: si dà il caso di esemplari che al mattino partecipino ai cortei e invadano le strade della città, gridando slogan, e al pomeriggio cambino abiti, si bevano una bella coca cola, poi tutti al Mac e a seguire in discoteca.
Solitamente lo Stangone fa udire una voce baritonale e dal volume spropositato, che riesce a sovrastare il brusio della più concitata lezione universitaria. Il cognome Iperproteico deriva dalla sua dieta da primo mondo, che gli ha permesso di raggiungere le sue ragguardevoli dimensioni, divenendo in tal modo Stangone.
Molto, molto raramente si è sentito parlare di Stangonesse; la ragione mi è oscura, forse legata ai misteriosi capricci degli ormoni, o a una matrice estetico-antropologica, per cui la nostra società sarebbe messa a disagio da donne alte due metri e trenta.
Sinonimo di Stangone è Fettazzone (ovvio riferimento ai non minuscoli appoggi sui quali si sostiene la spropositata mole degli esemplari) ma quest’ultimo termine perde in parte la sua connotazione “urbana” e benestante: di Fettazzoni se ne vedono anche fuori dalla città, d’altronde sin dal medioevo sono frequenti, nei detti, villani dai piedi grandi e dal cervello fino.

N.B.: Non credeteci, ma lo Stangone esiste. Potreste avvistarlo se, un giorno o l’altro, vi fermaste un attimo e guardaste con minuzia il viavai perenne che vi circonda.