Osservatelo.
Osservate il compositore Stanislao Brumapotny a passeggio per Via Po.
Sulla sessantina, abiti trasandati, baffi cespugliosi, un sottile odore d’aglio lo circonda. Rivolge ai passanti e alle bancarelle e alle vetrine un’espressione tra l’ostile e l’indifferente e il sonnolento.
Non cammina sotto i portici, bensì sul marciapiede adiacente alla strada: “per evitare i seccatori” cogita.
E quando lo specchietto di un autobus privato gli sfiora i capelli biascica –in perfetto italiano- una vergognosa bestemmia, rivolto all’autista: che gli sorride, come per farsi perdonare.
Con gesti di una certa signorilità
Sta mangiando una qualche porcata
Comprata per due euro
In rosticceria:
la tiene ben discosta dal corpo, attento
a non imbrattarsi la manica o le scarpe.
Quando organizza una prova
Coi suoi musicisti, evento raro
Conta i presenti (manca un clarino, il violinista
Oggi non poteva, dov’è l’euphonium?)
Depone le parti
Su leggio grande
Apre la prima bottiglia di birra:
in sala si chiacchiera, qualcuno
ha della sljivovica; tra sigari e poker
per un’oretta sono note sparse,
i pentagrammi riposano
sul loro leggio.
Ancora un’ora
E si va a casa.
Stanislao abita da qualche parte
Tra Mappano e Torino (le sue misere rendite
Non gli permettono di meglio) e lo potrete vedere
Aspettare la corriera reggendo
La strana custodia di qualche strumento
Che solo lui sa suonare.
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