giovedì 8 dicembre 2011

Senza titolo

La cimice, minuscolo pentagono verde, svolazzò cicciona e rimbambita tra i clarinetti. Finì quasi in mezzo ai tromboni, poi inaspettatamente virò a sinistra passando sulle teste dei sax baritoni fino a brancolare pesantemente nell’aria di fronte a un flicorno. Il musicista la vide, soffiò, strabuzzò, scantonò, sbabbiò, poi cristonò (nella mente), dimenticò di riprendere fiato e alla fine a forza di divincolarsi gli parve di aver schivato lo schifoso insetto. Non appena l’incalzare delle note gli lasciò un attimo di tregua, abbassò lo strumento per dare un’occhiata all’ora (aveva fame, e un po’ di sonno), e lo sguardo gli ricadde sui pantaloni: ai quali la grassa cimice si era aggrappata. Inorridito, scalciò, mandando la bestiola a ruzzolare fuori rotta, senza possibilità di sterzo o planata. Il fetido insetto strusciò qualche giacca e colletto e braga, rotolò all’impazzata, si schiantò sul pavimento e frenò la sua folle scivolata a pochi millimetri dalla suola gigantesca di un gigantesco sax contralto. Il flicorno ghignò. La scarpa, nera ed enorme, andava su e giù a ritmo di musica: e la cimice era sul ciglio, sul bordo di quel quattro quarti incessante di mocassino, che l’avrebbe inesorabilmente spiaccicata e ridotta a proiezione ortogonale di sé stessa sul pavimento lercio. Il flicorno ghignava e righignava, che capolavoro! Ricominciò a suonare, pensando con gioia truce al momento in cui il sax contralto avrebbe sentito il profumino dell’insetto: che stava per finire la sua esistenza in modo così poco dignitoso. Tanto più che la verdaccia, come tartaruga rovesciata, zampettava disperatamente per rialzarsi, ma senza accorgersene non faceva altro che muoversi, strisciando sul dorso, verso la suola nera della sua fetida morte. Il trionfo del flicorno era ormai quasi certo. E invece la cimice, giunta ormai tanto vicina al micidiale mocassino da poterlo toccare, si riscosse: proprio quando la suola polverosa, gigantesca, discese su di lei, sei esili zampette verdi vi si avvinghiarono con forza. La cimice salì insieme alla scarpa: si era attaccata sul lato. Il flicorno si abbacchiò: la schifosa verde cominciò a salire su, girando intorno al tallone, poi la caviglia del sax contralto, abbarbicandosi in tornanti sulla calza nera: poi sparì.

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