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mercoledì 15 febbraio 2012
Flusso 1 (29 settembre, 2 e 5 ottobre '11)
E fu così che scopersi che i Rem si erano sciolti; in realtà era già passata almeno una settimana, ma a conti fatti la cosa per me non aveva più nessuna importanza; o quasi. Per cui me ne andai alla stazione. Su uno dei sedili del bus qualche pennarello aveva scritto: autista di merda; e c’era vicino una pubblicità di assicurazioni o di una banca che recitava obbediente: c’è solo un posto dove tutto diventa più semplice; ma plausibilmente quello stesso pennarello aveva aggiunto: sotto terra; poi mi misi ad osservare un imbecille con una certa capigliatura impomatata e curatissima, impegnativa, che ciangottava al telefono chissà che cose incomprensibili, con voce di granchio; esatto, sembrava non avere voce; e pure a un granchio lo avvicinavano i suoi pantaloni rossastri, attillati su quelle che dovevano essere delle zampe da grassissimo crostaceo; aveva anche una bella camicia; e passò fuori dai vetri un pullman della scuola di applicazione, e io senza cattiveria pensai: stiàntati. Sul treno, poi, invece c’era una lattina che andava, andava, senza che nessuno la fermasse sul pavimento sporco, e incontrai un tizio grande e grosso (grasso) sulla quarantina che parlava da solo, e ripeteva: drogato, drogato; e una ragazza, e un odore inspiegabile di hashish; e un nano insieme a una signora (non nana) con un trolley, e il nano la chiamava zia, e chiacchieravano del più del meno, ma io non potevo sentire tutto, e a un tratto il nano si infervorò parlando di un tale che lui conosceva e disse: è sempre contento, come gli idioti. Mi si sgonfiò il sorriso.
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