lunedì 20 settembre 2010

Un ubriaco (settembre 2010)

Sono rientrato che era ancora buio
E sono rimasto sveglio, non so perché
A centellinare quel che rimaneva di una bottiglia di vino rosso.
Ero in cucina e la bottiglia sul tavolo divideva a metà la stanza, due metà precise, come in quel quadro di Cézanne
(alcuni forse lo conoscono)
Quel quadro coi due tizi che giocano a carte, i cappelli sulla fronte
E una bottigliaccia nera che li divide:
e divide in due tutto il quadro, ed è la bottiglia a dare un significato al quadro;
Pensavo così, e a un certo punto
Mi sono alzato per andare a letto
Mi sono appoggiato al lavandino
Ci ho sputato dentro.
-E bella forza!
Dite voi
-Bella roba stare là
In un bar
a perdere coscienza un po’ per volta!
E poi tornare a casa e manco avere l’educazione
Il tatto
La classe
Di sputare nel cesso.
No.
Nel lavandino.
Che schifo.
E io non so bene cosa rispondervi.
È che il vino, pur comportando tutta una vasta serie di spiacevolezze,
Mi permette di fuggire e allontanarmi di problemi: che sono tanti,
ma è un fuggire velocissimo e irraggiungibile, di breve durata ma incredibilmente efficace, anche contro gli inseguitori più tenaci.
Io sfido
Io sfido i parenti serpenti
Le maschere dei politicanti
E le loro cravatte, e le cravatte di chiunque
E il calcio in tutte le declinazioni possibili
E i musei e i semafori e i taxi e i tram e la folla di un pomeriggio di mercoledì di tarda estate coi suoi fidi gelati e cani d’appartamento e i bonsai e i vegetariani e gli ecologisti che lottano per le foreste -senza mai averla vista nemmeno da lontano,una foresta- e le vetrine alla moda e l’indie e tutti gli altri fessi e le discoteche e gli happy hour e una bella dose di cantanti e per finire probabilmente anche te, che mi stai a guardare sospettoso
Io sfido tutti quanti
A raggiungere e turbare la pace di un ubriaco
Salpato a bordo del suo letto
in un vorticante oceano di buio, velato di nausea.

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