La città è rossa
Tranquillamente rossa. All’atto pratico
efficiente, fornita di servizi, amministrata
da funzionari brillanti, ben vestiti.
La città è tranquilla
Tranquillamente rossa, non conosce
I disordini della fame, delle notti alla Caritas, dell’incendio doloso, della statua del comune decapitata dai lazzari e della sala del Consiglio saccheggiata e distrutta, dei cassonetti rovesciati, delle manganellate sui toraci nudi, delle sassate, del dolore.
Tranquillamente rossa la città non anticipa il disastro, anzi
vive tranquilla nel suo rosso di tuorlo appiccicoso di tramonto su una strada
impastata di polvere.
Aspetta, muta. Non si deve ancora prendere
la briga di mentire; rosseggia nella sua tranquilla sobrietà
immobile.
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