Antefatto
Riassumendo, odiavo Milano. Centro culturale-economico nazionale. Vale a dire: posto dove la gente è costretta ad andare per lavoro, per le mostre o i concerti; posto del cazzo. Ci sono andato poche volte, alcune d’estate. Giri attorno al duomo, cercando di resistere al caldo. Nelle gallerie del centro, boutique di lusso, piccioni morti, barboni stremati, carponi. Intorno: centinaia di giapponesi. Poi ci andai per un concerto al Conservatorio. Un parcheggio in periferia, la metro in ritardo, traffico. Mi sembrava uno dei luoghi più disperati del mondo, un qualcosa di incomprensibile che un giorno mi sarebbe toccato affrontare.
Fu così che, quando iniziarono le amministrative, me ne fregava poco. Pensavo di sapere, bene o male, come sarebbe andata. Quel giorno rientrai tardi, non ebbi tempo di ascoltare la radio. Su FecciaLibro la scritta di qualcuno: se il PD non fa cazzate vince a Milano. Eh? Guardai le proiezioni. Cazzo, era vero.
La compagine minchiocratica che aveva governato la città per gli ultimi decenni andò nel panico e si buttò con tutti i mezzi a scongiurare il disastro. Ne derivò una pagliacciata di dimensioni non indifferenti: basti ricordare l’epopea di Sucate* o i vari deliri sugli islamo-zingari comunisti dei centri sociali punk –e, notate, ‘sta volta a dare il la fu proprio il più rincoglionito: Bossi.
Un relitto degli anni settanta, prima pioniere del rock in Italia e oggi ridotto a guitto malefico del piccolo schermo, pensò bene di dare il suo fondamentale contributo. Red Ronnie, lo pseudonimo del tizio. Da un po’ di anni regalava preziose consulenze al Comune di Milano, e in cambio la Moratti (Batman, Stanlio) gli regalava mensilmente qualche decina di migliaia di talleri estrapolati dalle casse statali. Nel bordello generale di interventi massacranti –massacranti le balle dei telespettatori– contro il povero Giuliano, Red Ronnie si pronunciò all’incirca così: se vince Lui me ne vado da Milano. Niente di eclatante, una roba simile non basta a scalfire la noia del solito. E cascava pure in mezzo a decine di sproloqui ben più impestati e iperbolicamente anti-pisapiani del Governo. Eppure, per qualche ragione che mi è incomprensibile, la reazione delle masse fu spettacolare.
Migliaia di persone affollarono la pagina di FecciaLibro di Red Ronnie: e la imbrattarono a guisa di cesso di ginnasio. Le scritte avevano un soggetto solo: Pisapia: se ne enumeravano le colpe: i difetti che acquisivano dimensioni gigantesche e drammatiche. Era uno spettacolo meraviglioso: migliaia di post, a pochi secondi l’uno dall’altro, al punto che era impossibile seguirne l’accumulo. E la caratteristica più grandiosa era proprio l’accumulo, inesauribile. Centinaia di persone che scrivevano insieme un’opera collettiva, una satira ironica assolutamente gratuita ed esasperata che, in quanto a qualità, superava di gran lunga quella del più stipendiato dei comici di professione.
Prima reazione da parte del fronte offeso: la figlia del Red mise su youtube un videomessaggio in cui difendeva il babbo, sfoderando abilità oratorie pari a quelle della mia ciabatta destra: fu prontamente vilipesa. Poi, dopo qualche giorno, scese in lizza il paparino: con esilaranti videomessaggi pure lui, alla Bin Laden (vanno di moda ancor di più, dopo che l’hanno accoppato, si vede): in tali video dava prova di leggere i commenti sulla sua bacheca: il che fu un incentivo senza pari per infiammare gli animi dei pisapisti.
Una simile opera collettiva non poteva che essere effimera. Pisapia vinse le elezioni, Red Ronnie aumentò il controllo sulla sua pagina di Feccialibro: i suoi “fan”, che erano arrivati a essere ventimila, iniziarono a diminuire in numero e virulenza. D’altronde, non ce n’era più bisogno. Probabilmente ancora oggi qualcuno sta lì a scrivere, ma Pisapia ormai è passato di moda.
Orbene, nei giorni in cui oramai la vicenda volgeva al termine, mi decisi a tentare di salvare qualche lacerto dell’opera grandiosa svolta dai pisapiani: copiai dalla pagina di Red Ronnie un po’ di commenti, pescando nel mucchio. E in questa sede intendo riproporveli. Seppure inevitabilmente in questo modo, a freddo e separati dal loro contesto natio, questi frammenti non potranno avere il valore che avevano in origine, credo che saranno ancora in grado di strappare un sorriso o una risata. Inutile specificare che non ho potuto operare alcun tipo di selezione: la parte maggiore e migliore della meravigliosa epopea satirica-satiresca dei pisapisti è inevitabilmente rimasta sommersa (salvo provvido intervento di sconosciuti che siano stati abbastanza pisapiani da avere la mia stessa idea). Buona lettura.
*Sucate: Batman-Stanlio, per tentare di ripescare qualche voto al ballottaggio, fece ricorso a tutti i mezzi a disposizione. Pagò qualche sfigato per intasare il social network Twitter, rispondendo uno per uno a tutti gli utenti. Qualche simpaticone, che si firmava con un improbabile coagulo di consonanti, scrisse una notte lamentando il fatto che la vittoria di Giuliano avrebbe portato alla costruzione di una moschea: situata nella contrada lombarda di SUCATE, in via Giandomenico PUPPA. Lo sfigato portavoce-gestore della pagina di Twitter, che era evidentemente anche un emerito idiota, non si accorse della finissima burla: e rispose accoratamente che giammai l’infedele avrebbe messo piede nell’ascosa Sucate. Da questo amabile busillis, prese per il culo a raffica concernenti l’incompetenza dello staff del sindaco uscente.
Versetti pisapiani, canto primo
Pisapia vuole legalizzare i matrimoni tra preti e cavalli. [realistica, in fondo]
Pisapia due bistecche alla volta si fotte! [non-sense totale]
Pisapia boicotta i referendum. [si registra l’inversione politica del nostro P: icona della malignità della sinistra, è così sinistro che giunge a sinistrare gli stessi effetti sperati dai suoi adepti]
Maradona ha segnato il goal con la mano, Pisapia fa goal senza mani e senza piedi!!!
È Pisapia che ha portato a Milano Greško...
Se vince Pisapia l'Armata Rossa a Corso Sempione.
Pisapia è Don Camillo travestito da Peppone.
Pisapia is on the table.
Pisapia di notte si chiama Patrizia.
Pisapia ha rubato il frullatore nuovo a Scajola. [riferimento a fatto di cronaca: http://infosannio.wordpress.com/2011/05/25/e-scajola-compro-un-frullatore-a-sua-insaputa/ ]
Piapia è il parrucchiere della signora in giallo.
Pisapia fa la scarpetta nella tazzina del caffè.
Pisapia se ti offre un fiore è perché lo ha rubato ad un cimitero.
Pisapia ha rotto le uova nel paniere (della Moratti). [Capitan Ovvio]
Pisapia è un ibrido alieno-alieno.
Pisapia blocca le porte dell' ascensore dell'ospedale con la cingomma.
Pisapia fa le vaschette di prosciutto in modo che per prendere una fetta devi sventrare tutta la confezione.
Gli scienziati stanno prendendo una svista colossale : invece di cercare forme di vita aliene nell'universo dovrebbero provare a guardare nelle mutande di Pisapia.
Pisapia ha rubato i brevetti della Macchina del fango a Sallusti.
Pisapia tifa Napoli!
Nessun commento:
Posta un commento