Il poeta è un davanzale
La città una poltrona
Il poeta è angosciato
La città cogliona:
Il poeta non trova risposte
La città nemmeno, però non ha domande
Il poeta è nudo, la città elegante.
Il poeta è ladro
La città una prigione
(zeppa di sogni morti ammazzati
e di carnefici ex carcerati);
Come dire che il poeta è una mosca
La città ragnatela; il bar dove ogni mattina
Per abitudine fai colazione:
il poeta
è la rivoluzione – non oggi,
domani forse,
dopodomani di sicuro;
mentre regna ovunque la città.
Il poeta ama i miserabili
Perché sono la poesia del mondo.
La città per la stessa ragione li schiaccia,
Il poeta ti guarda male, la città con gli occhiali da sole
Si nasconde nel suo stomaco pieno:
il poeta è a digiuno.
La città è cancrena, il poeta fiatone,
il poeta è un discorso interrotto
La città il brusio in fondo all’aula, mai fermo.
La città, la città è come una puttana, un albergo
il poeta una montagna:
il poeta è essere tutto
La città è avere tutto,
in definitiva la città
è il mio portafoglio, il poeta
è solo una vecchia canzone.
Il poeta
l’ombra dei rami.
E in definitiva voi, amici cittadini
Avvolgetemi nella vostra bieca commiserazione
Cacatemi addosso la vostra simpatia, la buona educazione
Ma non state a chiedermi il motivo
Per cui amo bestemmiare:
io amo le parole, le amo tutte
e non faccio che ripetere con le parole mie
quello che è sparso per il mondo:
se vedo merda dirò Merda
non bocciolo di rosa, se vedrò il papa
dirò porcamadonna, e nessun’altra cosa.
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